La parola “fingerstyle” è una parola il cui significato si dirama a così tanti campi che è difficile definirli tutti con precisione e certezza. Ad ogni modo dicendo “finger style” stiamo parlando di quello stile che prevede l’uso delle dita della mano destra per suonare la chitarra e non il plettro. In questo articolo riferirò il termine al mondo della chitarra classica con repertorio e impostazione “classica” (anche qui ci sarebbe tanto da dire riguardo l’uso di questo termine ma sorvolo perché sarebbe, come dicono gli inglesi, off topic).
Mano destra, chitarra classica, repertorio “classico”.
Comunemente la mano a cui si fa più attenzione e a cui generalmente si dedica più tempo durante lo studio è la mano sinistra che, con tutti i suoi cambi di posizione, movimenti, salti sulla tastiera, rimane effettivamente un ostacolo primario soprattutto nei primi anni di studio. Però, dopo un certo punto del proprio percorso di crescita sulla chitarra, la mano destra diventa assolutamente determinante sotto tanti punti di vista: velocità, qualità del suono, precisione ritmica ecc ecc
Una diteggiatura non vantaggiosa per la mano sinistra, a volte, studiando molto, può comunque non determinare la cattiva riuscita del brano ma una diteggiature non vantaggiosa per la mano destra, anche se studiata molto, sarà quasi sicuramente fonte di errori e squilibri.
Dita ribattute per negligenza o disattenzione (suonare più volte con uno stesso dito e non alternare non distribuendo così il carico di lavoro a tutta la mano), salti di corda non calibrati e non scelti accuratamente “a tavolino”, una mancanza di cura riguardo le proprie unghie, un lavoro superficiale sulla presenza delle proprie unghie e polpastrelli sulle corde, quindi un suono non “approfondito” sfasciano completamente un’esecuzione e potrebbero rendere meno credibile un musicista. A volte ci sono delle idee musicali molto interessanti rese assolutamente non efficaci da una mancata cura o superficialità di tutti i singoli aspetti sopra citati, tutti inerenti alla mano destra.
Spesso, soprattutto in passato, mi sono trovato ad aver studiato parecchio dei brani i quali però, non avendo fatto un’accurata scelta della diteggiatura della mano destra, rimanevano con alcune imprecisioni quasi impossibili da risolvere se non facendo un lavoro accurato e meticoloso sulla stessa, appunto. Cosa che poi, confrontandomi con altri concertisti, ho constatato essere cosa comune a quasi tutti. Questo perché, d’istinto, si dedica più o meno tempo alla diteggiatura della mano sinistra ma si rimane molto vaghi riguardo la mano destra, “perché tanto poi la mano destra va da sola”. Non è sempre così, soprattutto quando ci si discosta da Giuliani, Carcassi e Carulli entrando nei meandri di altri secoli a noi più lontani o più vicini come il ‘900, il mondo contemporaneo, oppure il Barocco.
Poi ci sono problematiche abbinate alla postura della mano destra che può, se non analizzata adeguatamente, portare a un numero di conseguenze controproducenti estremamente elevato. Questa tematica, come tante altre riguardo la postura generale del chitarrista, si può trovare trattata in maniera estremamente professionale e approfondita nel libro “Manuale per l’analisi metodologica nella didattica chitarristica di base. Guida all’analisi posturale” a cura di Stefano Viola, libro che ha allegato un dvd molto stimolante sempre riguardo le stesse tematiche. Qui di seguito riporto alcune foto dal libro riguardanti l’impostazione della mano destra.
La figura 25 mostra un attacco corretto delle corde da parte delle dita che formano un angolo tra il leggermente acuto e il retto, mentre le fig. 26 e 27 mostrano attacchi “scorretti” che farebbero sorgere grosse problematiche alle articolazioni e alle dita suonando con il “tocco libero”.
Nelle fig. 26 ci sarebbe anche una problematica per il pollice nel selezionare (con il fianco) in modo efficace le corde da suonare, vista la particolare posizione della mano (attacco riportato in fig 28). Mentre nelle fig. 27-29 il pollice troverà molto arduo raggiungere le corde più basse creando così tensioni non indifferenti, potenzialmente devastanti in un’ottica per esempio di un intero concerto o di sistematiche ore di studio giornaliere.
Per non parlare poi di chi viene, ahimè, impostato a suonare con il pollice che sistematicamente finisce “dentro le altre dita” all’interno del palmo della mano, quasi ogni volta dopo aver suonato. Come nella figura qui sotto.
Nonostante tutto, comunque, la mano di ogni persona è diversa e ha propri equilibri unici ed è per questo motivo che potrete vedere decine d’impostazioni su decine di chitarristi differenti e più o meno ognuna di loro efficace.
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